Il popolo dei Veneti e l'età romana

Buongiorno a tutti e ben ritrovati^^ il nostro viaggio alla riscoperta del popolo degli antichi Veneti sta per terminare: dopo averne indagato le origini (clicca qui) e lo sviluppo durante tutta l'età del Ferro (clicca qui), oggi daremo uno sguardo su quei lunghi e floridi secoli della dominazione Romana, che coincideranno - naturalmente - con la lenta e inesorabile scomparsa della cultura Paleoveneta. 

Siete pronti? Allora, cominciamo!

Secondo quanto riportano le fonti letterarie, i rapporti fra Veneti e Romani - per lo meno a partire dal III secolo a.C., quando le due civiltà cominciano ad entrare in contatto l'una con l'altra - furono sempre buoni. Lo storico greco Polibio (203 a.C. - 120 a.C.), per esempio, racconta che, durante il sacco di Roma del 390 a.C., i Galli Senoni, guidati da Brenno, avrebbero fermato la loro avanzata sul suo italico proprio perché minacciati dai Veneti. Ma non è tutto: è ancora Polibio ad affermare che, alla vigilia della guerra gallica del 225-222 a.C., i soldati Veneti comparvero fra i ranghi dei Romani in un numero di circa 10.000 uomini. E ancora, grazie alle fonti, sappiamo che durante la discesa di Annibale in Italia (218 - 202 a.C.), l'aristocratico padovano Asconio Pediano si distinse per coraggio durante l'assedio cartaginese di Nola, combattendo al fianco del generale Marco Claudio Marcello. 

Busto di Annibale (247 a.C. - 183 a.C.)


Addirittura, nell'ultimo quarto del III secolo a.C., quando l'espansione romana raggiunse la Pianura Padana e quindi il territorio dei Veneti, non abbiamo testimonianza di alcuna forma di resistenza da parte della popolazione locale. Pertanto, essi non subirono né confische né fondazioni forzate di colonie. 
La realizzazione nel 148 a.C. della via Postumia, la grande via di comunicazione che metteva in collegamento Genova con Aquileia, e che ancora oggi in parte utilizziamo, decretò la piena egemonia romana sul territorio venetico, ponendo definitivamente fine a quella civiltà così vivace e indipendente che proprio la scorsa settimana abbiamo visto insieme. Naturalmente, dalla costruzione di questa via, gli antichi abitanti della Pianura Padana trassero enormi vantaggi: pensate solo che per la prima volta i due principali porti del nord Italia - Aquileia e Genova - divennero raggiungibili via terra.

Via Postumia, Verona.

Il processo di romanizzazione - che poté dirsi concluso tra gli anni 49 a.C. e 42 a.C., quando la cittadinanza romana venne estesa a tutto il territorio fra le Alpi e il Po - e la migrazione spontanea che naturalmente veniva a crearsi all'interno dei confini romani, determinarono tra i Veneti la perdita di tutti gli usi e costumi tradizionali in favore della cultura romana. 

Foro romano, Aquileia. 

Anche la lingua venetica venne presto abbandonata, soppiantata dal latino. E questa integrazione, ci raccontano gli storici, avvenne con grande facilità, proprio perché sussistevano (e non si sa per quale ragione) indubbie affinità tra la lingua dei Paleoveneti e quella dei Romani, sia da un punto di vista fonetico che morfologico e lessicale. 
Come abbiamo visto nello scorso approfondimento, i Veneti - come del resto molti altri popoli italici - sfruttarono la scrittura degli Etruschi, e quindi l'alfabeto, per adattarlo alla propria lingua. Eppure, come siano giunti a costruire un idioma più simile al latino di lingue geograficamente più vicine  a Roma (come l'osco e l'umbro), resta un mistero. 





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