Il popolo dei Veneti e l'età del Ferro

Buongiorno a tutti e ben ritrovati^^ Come potete facilmente intuire dal titolo di quest'articolo, continuano gli approfondimenti del mercoledì riguardanti la storia dei Veneti. E, se nello scorso episodio (per chi se lo fosse perso, clicca qui), abbiamo parlato dell'origine di questa popolazione, oggi voglio invece raccontarvi cosa combinarono i nostri antenati durante la cosiddetta Età del Ferro (IX-VII secolo a.C.), ovvero prima del profondo processo di romanizzazione che colpì il nostro territorio tra il II e il I secolo a.C. 

Se siete pronti...cominciamo!

Alessandro Prosdocimi (1843 - 1911)
Avete mai sentito parlare della civiltà atestina? Proprio per niente? Beh, sappiate che il nostro viaggio comincia proprio da questa e, in particolare, dalla città di Este, comune di 16.270 abitanti (almeno secondo Wikipedia lol), in provincia di Padova. Qui, nel 1876, in occasione di lavori agricoli nei pressi della stazione ferroviaria, emersero due tombe a incinerazione dotate di un ricco corredo di vasi, fra cui due esemplari plastici in bronzo. La sorpresa fu talmente grande, che proprio in quello stesso anno Alessandro Prosdocimi - ovvero il conservatore del Museo di Este - indisse un'imponente campagna di scavo, portando così alla luce centinaia di sepolture con ricchi corredi funerari. Le indagini archeologiche, che si protrassero fino al 1882, consegnarono agli abitanti di Padova (e non solo) la prima prova che una civiltà veneta preromana era esistita davvero. Fu così che nacque la civiltà atestina di cui sopra, in onore dell'antico toponimo della città di Este, ovvero Ateste.

Studi e ricerche successive, tuttavia, dimostrarono che questa civiltà copriva un territorio ben più vasto della stessa Padova o del Veneto, arrivando fino al Lago di Garda e al fiume Mincio a ovest, al Po a sud, e al Livenza e al Tagliamento a est. E' per questa ragione che si decise, in un secondo momento, di attribuire a questa cultura (=civiltà) il nome di "paleoveneta", in quanto "atestina" risultava troppo ridotta e limitata per abbracciare l'intero popolo dei Veneti antichi. Oltre a questo durante il I millennio a.C., i Paoleoveneti - forti della loro posizione lungo i grandi corsi d'acqua quali Adige, Brenta e Piave, - cominciarono ad aprire nuove rotte commerciali. La Professoressa Loredana Capuis, dell'Università di Padova, così si esprime a riguardo:

[i fiumi e gli] itinerari terrestri aprivano la regione su tre fronti di primario interesse: il Mare Adriatico, con conseguente apertura al commercio greco; l'Italia centrale e tirrenica, con conseguente apertura all'area di cultura etrusca; l'Europa continentale transalpina, con possibilità di accesso alle sue ricche risorse minerarie.

Le indagini archeologiche ci hanno permesso di ottenere alcune informazioni sullo stile di vita dei nostri antenati. Le loro abitazioni, per esempio, avevano una pianta quadrangolare, il pavimento in battuto di argilla, l'alzato in pali e graticcio di canne e ramaglie, l'intonaco in argilla e il tetto sempre di paglia e frasche. Si trattava quindi di una struttura molto semplice, una vera e propria capanna, ma perfettamente in linea con le tecniche edilizie allora diffuse nel resto della penisola.
Conosciamo poi, grazie all'arte figurativa, anche l'aspetto esteriore dei nostri antenati: per gli uomini erano previsti ampi mantelli di stoffa pesante da avvolgere attorno al corpo, calzari a punta, ampi cappelli a larghe tese o semplici baschi; per le donne, invece, si usavano indossare lunghe vesti, scialli, cinture e stivali.

Ricostruzione di un villaggio paleoveneto: secondo studi recenti, i Veneti antichi  discenderebbero direttamente dai Celti.


Le sepolture, scrigni di informazioni per gli studiosi, testimoniano che i Paleoveneti cremavano i propri cari, e che i resti, una volta sistemati in urne-ossari, venivano sepolti con un corredo più o meno ricco, a seconda chiaramente dello status del proprietario; per fare qualche esempio, sono stati rinvenuti: effetti personali del defunto, utensili e materiali connessi al lavoro svolto in vita, contenitori, vasi, coppe, bicchieri, cibo, ovvero tutti elementi che ci fanno pensare che questa gente credesse in una sorta di aldilà. Le tombe maschili contengono in genere pochi oggetti di abbigliamento e utensili come rasoi, grossi coltelli da caccia, asce, armi spezzate (ritualmente), morsi ed elementi di bardatura equina. Quelle femminili, invece, appaiono più ricche, con numerose fibule, bracciali, collane, cinturoni, fusaiole e rocchetti (che alludono all'attività di tessitura). Non mancano anche le tombe di coppia, influenza certamente etrusco-greca, che rappresentano - secondo l'interpretazione generale - l'integrazione della donna nel corpo sociale.

Situla Benvenuti, fine VII secolo a.C. Vaso a forma di secchia ottenuto da una lamina di bronzo lavorata. a sbalzo e cesello.


Da un punto di vista religioso, sembra che i Veneti dell'età del Ferro adorassero una divinità femminile, Pora-Reitia, spesso accompagnata dall'epiteto Sainati e dai molteplici attributi: dea della natura, della fecondità, della vita, dello scorrere delle stagioni, delle nascite, dell'educazione dei giovani, delle guarigioni e dei commerci, veniva raffigurata come una donna riccamente vestita, generalmente posta tra due animali, e con in mano una chiave. E' possibile che la sua immagine compaia su quattro dischi bronzei provenienti da Montebelluna.

Esempio di iscrizione venetica.
Un altro elemento che contraddistingue i Veneti era certamente la lingua: questo idioma, che rappresenta affinità con il latino, è conosciuto attraverso circa quattrocento iscrizioni, redatte in un alfabeto di derivazione etrusca e adatto alle esigenze fonologiche della lingua venetica. La sua caratteristica principale è la puntazione, ovvero l'impiego di punti tra una lettera e l'altra; ma non dobbiamo dimenticare che scrivevano da destra verso sinistra e che non inserivano spazi tra una parola e l'altra (la cosiddetta scriptio continua). Le epigrafi che ci hanno permesso di ricostruire questa lingua sono per lo più funerarie, votive, e, in numero minore, iscrizioni di confine e pubbliche, datate fra il VI secolo a.C. e il periodo della romanizzazione.




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Ci vediamo la prossima settimana con l'approfondimento sull'età romana!

A presto

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