Convegno tecnico "Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene"

La scorsa domenica, il 20 ottobre 2019, si è tenuto presso il teatro Careni a Pieve di Soligo (TV) il convegno tecnico sulle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Lo scopo di questo incontro, oltre a permettere ai cittadini e ai rappresentanti dei comuni coinvolti di approfondire il significato del progetto e della nomina Unesco, ha portato alla firma dell'intesa per il nuovo disciplinare urbanistico tra la Regione e i 29 sindaci dell'intera area interessata.

In questi giorni, come immagino saprete, si sono susseguiti una serie di articoli con la lista dei relatori e la descrizione dettagliata dei loro interventi (per esempio, qui e qui). Il mio post, pertanto, intende inserirsi nel dibattito in maniera diversa, cercando di assumere un tono riflessivo quanto piuttosto - appunto - descrittivo. 

Le ragioni che mi hanno spinto a partecipare a questo evento sono state essenzialmente due: curiosità e timore. Curiosità, perché volevo - e voglio ancora - sapere cosa di concreto questa nomina Unesco porterà al nostro territorio; timore, perché mi preoccupa il fatto che un risultato così culturalmente e socialmente importante possa divenire strumento per il raggiungimento di secondo fini.

Mi ero tra l'altro preparata una domanda. Domanda che avrei ben volentieri posto ai presenti - reprimendo la mia paura di parlare in pubblico - se al termine del convegno ci fosse stata la possibilità di far intervenire il pubblico. Così non è stato. Solo calici di prosecco e tanti applausi.

Qual era la mia domanda? Ebbene, per potervene parlare devo fare marcia indietro e raccontarvi qualcosa di me, così potrete capire meglio. 

Lo scorso 7 marzo mi sono laureata in Scienze dell'Antichità alla Ca' Foscari di Venezia, dopo una laurea triennale in Beni Culturali. Da quel che ho potuto constatare da quel giorno ad adesso è che di impieghi, in ambito culturale, ce ne sono davvero pochi (certo, magari sono io la sfigata e voi mi direte che diventare curatori del Correr di Venezia è stato facile come bere una birretta). Sicché, tra un lavoretto di ripiego e l'altro e tanti momenti vuoti, ho avuto la brillante idea di propormi: 
"Beh, ma Cristina...potresti diventare una guida turistica!? Pensa a tutti i turisti che vengono qui a visitare le cantine e Venezia e hanno bisogno di essere accompagnati"
Detto, fatto. Il giorno dopo su Google cominciai a digitare "come diventare guida turistica" e le informazioni che ne ricavai furono le seguenti:

  1. Maggiore età
  2. Laurea (almeno triennale) in ambiti culturali/turistici
  3. Esame di stato per ottenere il patentino.

Beh Cristina è fatta, mi sono detta. Ho studiato per tutta la vita, studierò anche per l'abilitazione a guida. 
E invece no. Proprio per il tubo.
I bandi per conseguire l'esame vengono emanati dalla regione o dalle province autonome, non sono quindi competenza del Ministero o dello stato. La mia regione, cioè la regione Veneto, ha bloccato i bandi (non si sa per quale motivo) dal 2012 - quando invece dovrebbero avvenire con scadenza biennale. 

Ed ecco che torniamo alla mia domanda: bella la nomina Unesco, belle le opportunità culturali di cui tutti parlate, belle le start-up dei giovani. Poi uno va a vedersi come poter contribuire alla valorizzazione del proprio territorio e non c'è UNA e dico UNA porta aperta. 


Guardo questa foto e penso: siete tutti belli e sorridenti e vi sono grata per quello che fate (ciao mamma), ma ricordatevi che di parole non si vive e nemmeno ne vivrà il nostro territorio.

Grazie, amici
A presto ^^


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